lunedì, 8 Luglio, 2024
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Ha aperto i battenti il nuovo bar della Camera del Lavoro di Milano, “un luogo importante in cui incontrarsi ma anche un luogo dell’inclusione sociale.

Il bar è gestito dalla cooperativa La Fabbrica dei Segni, che impiega persone in condizione di fragilità.

“Una storia che si lega a quella della Camera del Lavoro e dell’impegno che da oltre 30 anni mettiamo sul tema delle fragilità”, ha sottolineato Ivan Lembo, responsabile ufficio politiche sociali Cgil Milano. “L’obiettivo che ci siamo dati è stato quello di provare a favorire e a promuovere l’inserimento lavorativo di persone che arrivano dal carcere di Bollate. Reinserimemto sociale vuol dire per noi innanzitutto percorsi di inserimento e di inclusione lavorativa, strumenti per rimuovere gli ostacoli che impediscono la piena realizzazione delle persone”.

“Noi tutti possiamo sbagliare e abbiamo diritto a rimediare”, ha detto Valter Moro, presidente della cooperativa La Fabbrica dei Segni, oggi all’inaugurazione del bar. “È bello avere un’opportunità, una possibilità di rimettersi in gioco e di recuperare un pezzo di vita talvolta, un pezzo di dignità che è stata perduta. Grazie alla Camera del Lavoro che dà questa opportunità”.

“Se si forniscono opportunità di lavoro, di tranquillità, di vita, si limita o si cancella la necessità di tornare a fare quello che si faceva prima o comunque a commettere reati per campare, per sopravvivere”.

Al bar si possono mangiare prodotti preparati da detenuti di Opera, come oggi ha spiegato Augusto Rocchi della Coop “L’albero del Pane”. “Sono assunti con contratti regolari, applicando il contratto nazionale di lavoro. Prima hanno fatto un corso di formazione per imparare il mestiere. Due persone che hanno scontato la pena e sono usciti dal carcere oggi lavorano in forneria e hanno ritrovato la pienezza della vita, insieme alle loro famiglie”.

“L’inaugurazione oggi del bar – ha concluso il segretario generale della Cgil Luca Stanzione – ci parla dell’inserimento lavorativo come forma di riscatto della propria vita. Parla del lavoro come elemento di identità della persona, di riscatto, di valorizzazione di uno degli aspetti della vita che più viene svalorizzato fuori di qui”.

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