Milano al lavoro, la crescita è fragile e diseguale. Presentati oggi i dati della Camera del Lavoro
Milano, 27 marzo 2024 – Nel 2023 Milano ha segnato 1.507.000 occupati, lo 0,8% in più rispetto al 2019. Tra questi 815.000 uomini e 692.000 donne. Il volume occupazionale è concentrato soprattutto nei servizi alle imprese, seguono alberghi, commercio, ristorazione, poi l’industria e infine l’edilizia.
Il tasso di occupazione complessivo è pari al 71,2%, con un corrispondente tasso di occupazione femminile del 65,8% che rappresenta uno dei più elevati nel panorama nazionale.
Sono alcuni dei dati presentati questa mattina dalla Camera del Lavoro di Milano. Sono dati positivi, ma: la dinamica degli avviamenti, al netto della stagionalità, è in picchiata, mentre crescono le ore di cassa integrazione per lo più a causa di crisi e riorganizzazioni. Un terzo della popolazione ha contratti precari.
“I dati statistici – spiega Antonio Verona, dipartimento mercato del lavoro Cgil Milano – mettono in evidenza che dal punto di vista occupazionale tra 2019 e 2023 la situazione a Milano è sostanzialmente immutata. Dietro questa immutabilità trovano conferma gli stessi problemi di prima, un’economia resa fragile perché si basa su eventi, turismo, lavoro discontinuo, sul fatto che un terzo del mercato del lavoro milanese lavora con livelli di reddito insufficienti a mantenersi, 800 euro di media”.
La pandemia è stata un occasione mancata. “Non abbiamo colto l’opportunità per modificare assetti produttivi e finanziari di una città importante come Milano”.
“Cosa diventerebbe Milano se uscisse dai ranking europei che la vedono tra i luoghi più attrattivi in cui investire in asset immobiliari? E cosa sarebbe Milano se non fosse più meta del turismo internazionale?”. E’ il segretario generale della Cgil Luca Stanzione a sottolineare questo elemento.
“Di certo – prosegue Stanzione – sappiamo che la crescita di Milano ha prodotto disuguaglianze su cui è aperto un dibattito metropolitano, che pensiamo di aver contribuito ad avviare insieme a tante realtà del territorio. La curva dell’indice di Gini che tra il 2016 e il 2020 vede un’impennata significativa: significa che le risorse destinate ai salari complessivamente aumentano ma la loro distribuzione diventa fortemente ineguale. E’ anche attraverso questo indice di misura della disuguaglianza che possiamo dire che è oggi, non domani, il tempo che la nostra comunità affronti il tema di come superare una crescita generatrice di disuguaglianze e frustrazioni con una crescita felice. Sta qui un ripensamento profondo dei ritmi e dell’utilizzo del tempo di vita e di lavoro per la nostra area metropolitana”.
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