Turni massacranti, sicurezza assente, minacce di cassa integrazione: i lavoratori della logistica in appalto continuano la mobilitazione. Cgil Milano: “Non basta la Fidaty per conquistare fiducia, servono responsabilità”
Nessun passo avanti, nessuna apertura: si è chiuso con un nulla di fatto il confronto tra aziende appaltatrici e sindacati convocato dalla Prefettura di Milano sulla vertenza che coinvolge centinaia di driver che consegnano per conto di Esselunga. Dopo oltre quattro ore di discussione, i rappresentanti delle aziende non hanno fornito alcuna risposta alle richieste avanzate dai lavoratori e dalle organizzazioni sindacali.
A monte della protesta ci sono condizioni di lavoro denunciate come inaccettabili: turni straordinari imposti, pressioni indebite e gravi carenze nella sicurezza. Filt Cgil, Fit Cisl e Uiltrasporti – presenti unitariamente al tavolo – avevano avanzato proposte definite “concrete, di buonsenso e dentro la cornice contrattuale”. Ma da parte datoriale, ancora una volta, è arrivato il silenzio.
Le accuse a Esselunga: “Deresponsabilizzazione inaccettabile”
A far esplodere la tensione sono state anche le dichiarazioni dell’azienda. Esselunga ha pubblicamente affermato che lo sciopero avrebbe bloccato il rifornimento di pane e beni di prima necessità. I lavoratori hanno smentito con fermezza: «Quando ci è stato chiesto di far uscire il pane dai magazzini, lo abbiamo fatto senza esitazione. È grave che Esselunga tenti di delegittimare la protesta con notizie false».
Ma a indignare maggiormente è stata la minaccia di ricorrere alla cassa integrazione per oltre 700 lavoratori. Una mossa che ha fatto scattare l’accusa, da parte del sindacato, di voler trasformare una vertenza legittima in un capro espiatorio sociale.
«Le minacce diffuse a mezzo stampa rappresentano il peggiore esempio di un’azienda che si sente estranea alle condizioni di lavoro di chi opera ogni giorno per il suo servizio», attacca Luca Stanzione, segretario generale della Cgil Milano. «Quando l’appalto è così centrale, viene da chiedersi perché esternalizzarlo. Non basta la carta Fidaty per costruire fiducia: servono comportamenti coerenti e socialmente responsabili».
Una vertenza simbolica per tutto il mondo del lavoro
La mobilitazione dei driver – sottolineano i sindacati – va oltre il singolo caso: «Parla a tutto il mondo del lavoro, soprattutto a quello frammentato degli appalti e subappalti, dove troppo spesso si registrano infortuni, sfruttamento e mancanza di diritti. Le cronache recenti dovrebbero spingere Esselunga a maggiore consapevolezza e assunzione di responsabilità».
Intanto, lo sciopero prosegue senza interruzioni, secondo le modalità definite democraticamente dai lavoratori in assemblea. Le rivendicazioni restano chiare: più sicurezza, tutele, rispetto e dignità per chi ogni giorno recapita la spesa nelle case di migliaia di persone.
Il sostegno di Federconsumatori: “I diritti non si negoziano”
A sostegno della protesta è intervenuta anche Federconsumatori Milano e Lombardia, che ha lanciato un appello al consumo consapevole: «Non si possono strumentalizzare i diritti. Il lavoro dignitoso non è oggetto di compromessi. Invitiamo i cittadini a comprendere l’importanza di questa mobilitazione, che non riguarda solo i lavoratori ma l’intero modello di società e di distribuzione che vogliamo».
Prossimi passi: la mobilitazione continua
Nonostante l’assenza di risposte al tavolo, i sindacati non si fermano. «È il momento di scegliere da che parte stare. Le risposte sono a portata di mano, serve solo volontà e rispetto. Non ci fermeremo finché non arriveranno risposte vere», concludono Cgil, Cisl e Uil.